“La carta da 40 grammi, stampata in alta qualità digitale, è viva. Esposta all’umidità e poi asciugata dalla luce del sole si accartoccia, si attorciglia, si spiegazza, si ridistende. La carta stampata respira con noi, è comunicazione fisica. La stampa digitale è un mezzo perfetto per raccontare le angosce contemporanee, riempiendo i vuoti lasciati dalle nostre paure ed incertezze”. Chi parla così della stampa digitale si chiama Stefano Serretta. Non è un editore, e non è uno stampatore, anche se il papà lavora nel campo della stampa digitale e la compagna è una grafica. Lui, 33 anni, genovese trapiantato da un decennio a Milano, titolare della cattedra di Public Art – arte nello spazio urbano- all’accademia internazionale di belle arti NABA, è un “artista”, appassionato di storia e di mezzi di comunicazione. Strumenti che, in piena sintonia con gli insegnamenti e gli indirizzi della NABA, plasma per raccontare il mondo contemporaneo all’interno di spazi pubblici. Dal 19 febbraio, al palazzo Ducale di Genova, sarà visibile l’installazione ambientale Relapse (Ricaduta), parte della mostra itinerante What Happen if? The choice to build an alternative future, curata da Pietro della Giustina e Luca Gennati. Una costruzione mediatica ed artistica per raccontare le paure e le angosce del mondo contemporaneo. “Relapse” – spiega Serretta – “è il nome di una testata editoriale, stampata in digitale al CSQ”. 78 pagine a colori, formato tabloid, con layout ricavato dallo studio dei più importanti giornali internazionali, Relapse è prodotta, e stampata, in tre numeri. Su ciascuno l’autore ha sviluppato disegni originali, tutti a colori, e ha riempito le colonne con “frasi e concetti” che si ripetono come mantra per tutto l’articolo. Ogni pagina un concetto, un disegno, una storia. Poi la testata viene “spaginata”, e tutte le pagine saranno attaccate, con nastro biadesivo, internamente alle finestre di Palazzo Ducale a Genova, quelle che si affacciano su piazza Matteotti. Relapse utilizza la stampa digitale in alta qualità, realizzata dal CSQ ad Erbusco (Bs), in due diversi modalità. “Una è installativa. Si rifà all’uso di coprire con i giornali le vetrate e tutti gli accessi visibili di spazi interni dove le attività sono cessate, dove la vita – culturale, industriale, personale – è finita. L’altra modalità è quella mediatica, narrativa, propria del giornale: le pagine forniscono spunti di riflessione attraverso le illustrazioni a colori e le frasi ripetute all’infinito”. L’installazione di Palazzo Ducale, che si inaugura il 19 febbraio e rimarrà aperta molte settimane, è la quarta tappa espositiva della rivista realizzata da Serretta. Nel 2019 l’iniziativa esordì all’Istituto di Cultura Italiana di Gio Ponti, a Stoccolma, per la mostra personale Shoegaze curata da Vasco Forconi. L’anno successivo a Torino presso Almanac Inn, e poi al Museo Santa Joana ad Aveiro, in Portogallo. Molte persone sono entrate negli “spazi vuoti” – dove la vita era scomparsa – e hanno provato a riempirli giocando con l’immaginazione e le proposte delle pagine della stampa digitale. L’effetto prodotto è stato notevole. È incredibile” – racconta Serretta- “come un’enorme quantità di visitatori mi abbiano sempre chiesto come avessi potuto scrivere tanto, per riempire le tre testate, oltre 230 pagine tabloid”. Nessuno si era accorto che le parole – su ogni pagina – erano sempre le stesse. L’impressione dell’installazione, e la qualità dello stampato, interagivano insieme per riempire l’immaginazione, con un effetto che andava oltre il vuoto dell’ambiente ed oltre il mezzo stampato. “Il CSQ è stato un partner straordinario per questa iniziativa artistica e mediatica”. La qualità e la flessibilità della stampa digitale hanno accompagnato Relapse fin dalla prima installazione. Il CSQ sarà partner industriale anche delle prossime iniziative. Dopo Genova, Relapse arriverà al Museo di Arte Moderna di Skopje, in Macedonia, ed a settembre l’artista spera di ritornare a Buenos Aires. Pandemia permettendo, naturalmente.

(Didascalia foto: Relapse. Stefano Serretta, installation view. Photo Jean-Baptiste Béranger, courtesy Italian Cultural Institute of Stockholm)

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