Cosa succede ad un editore di giornali quando decide di chiudere l’edizione stampata e pubblicare solo on line? Se lo sono chiesti due ricercatori anglosassoni, Neil Thurman e Richard Fletcher, che hanno analizzato con cura certosina gli effetti della decisione presa da The Independent, la testata del Regno Unito che dopo trent’anni di pubblicazioni, nel 2016, ha chiuso l’edizione stampata ed è passata al full digital. La prima scoperta, numeri alla mano, è che non è affatto vero che i lettori dell’edizione stampata si trasferiscano automaticamente all’edizione digitale. Al contrario, il numero dei lettori “tradizionali” è andato perso, e i nuovi lettori autonomamente guadagnati in seguito hanno di fatto mantenuto piatta la curva della “total audience”, ormai solo digitale. Se si considera che l’audience delle testate inglesi è stata trainata, nel periodo successivo alla decisione dell’Independent, dalla Brexit e dall’elezione di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti, la “curva piatta” è ancora più insoddisfacente.

Il secondo disastro riguarda il consumo dei contenuti. Quando il giornale ha chiuso l’edizione stampata, i lettori che acquistavano la copia erano circa 40.000, contro 58 milioni di contatti unici al mese. Ma il primo gruppo rappresentava, da solo, l’81% del tempo totale passato a consumare i contenuti della testata. I “rimanenti” 58 milioni di contatti, da soli, facevano il 19%. In altre parole, su base mensile, un solo abbonato all’edizione stampata generava un consumo di contenuti di 6.100 volte superiore a quello generato da un solo contatto digitale. I lettori di carta stampata sono infinitamente più efficaci dei nuovi lettori digitali. L’edizione on line ha decimato l’attenzione che riceve dai lettori: sono crollate l’attenzione e l’influenza legate ai contenuti. Gli inserzionisti pubblicitari sono avvisati.

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