Dal prossimo mese di marzo, il Tampa Bay Times (Florida), uno dei primi giornali al mondo a proporre, fin dagli Anni Settanta, colore di alta qualità sulle pagine, passerà alla stampa in outsourcing, affidandosi alle rotative del gruppo Gannett, ad un centinaio di chilometri di distanza dal quartier generale di St. Petersburgh. La stessa decisione di stampare in outsourcing è stata presa dal Courier Journal di Louisville. La testata del Kentucky, che informa i lettori locali da 151 anni, sarà prodotta, a partire dal prossimo marzo, in due centri stampa, uno a Indianapolis ed uno a Knoxville, in Tennessee. I due giornali hanno deciso di seguire le orme di un numero crescente di testate che americane che puntano a concentrare in un numero ridotto di stabilimenti qualificati la produzione della loro tiratura, compresi gli inserti speciali e gli allegati. L’elenco è sempre più lungo, e comprende, fra le altre, le testate metropolitane del Miami Herald, del Philadelphia Inquirer, del San Antonio Express-News e dell’Hartford Courant. Due i modelli di outsourcing applicati: in alcuni casi le testate – sotto un’unica proprietà – vengono concentrate all’interno di centri stampa che fanno parte dello stesso network. In altri casi la decisione è quella di stampare presso stabilimenti terzi a tutti gli effetti. In entrambe le soluzioni, osservano gli specialisti nordamericani, prevale l’idea che convenga affidarsi ad aziende specializzate nel mestiere dello stampatore, in grado di garantire servizi specializzati di alta qualità. La pandemia ha solo accelerato questo trend. Dall’impressione su carta alla logistica distributiva, l’outsourcing offre costi competitivi che consentono di ricuperare risorse da investire nel core business editoriale: l’informazione e la raccolta di pubblicità.

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