Efficienza gestionale, automazione di processo, apertura alle commesse di terze parti – anche concorrenti – sono i pilastri per garantire il futuro della stampa dei prodotti editoriali, un’attività messa a dura prova da una domanda in flessione e dall’aumento esponenziale dei costi. È questa, in sintesi, l’esperienza maturata da Mediahuis, uno dei più importanti gruppi multimediali del Belgio. Presente in sei Paesi, con oltre trenta testate in portafoglio – fra le quali i quotidiani De Standaard e De Telegraaf –  e oltre 1.7 milioni di abbonati, il 57% dei quali a prodotti stampati, Mediahuis ha attribuito il 70% del margine lordo – anno 2022 – alle pubblicazioni cartacee (in termini di ricavi B2C). Paul Verwilt, COO del gruppo, ha raccontato nel corso dell’ultima edizione del World Printer Summit di Wan-Ifra, l’associazione mondiale degli editori di notizie, che Mediahuis si aspetta che la stampa resti assolutamente rilevante per i conti editoriali fino almeno al 2030. Naturalmente a condizione che si applichino criteri efficaci per il controllo dei costi industriali. Le soluzioni individuate si sviluppano lungo quattro direttive. Automazione industriale del processo di stampa, ovvero tutto quanto favorisce il taglio dei costi nel flusso di lavoro che va dalla ricezione alla copia alla ribalta. Grande dinamismo nella gestione delle finestre di stampa, lavorando con i responsabili dei prodotti per ottimizzare la loro presenza in rotativa. Riduzione dei fermi macchina durante il ciclo di stampa, e, certamente non da ultimo, capacità di creare sinergie con editori terzi che vogliono stampare sulle macchine del gruppo, sviluppando il concetto di stabilimento consortile. Non bisogna avere il timore, è questo il messaggio, a offrire gli stabilimenti anche ai prodotti concorrenti, perché l’aumento dei volumi va a beneficio di tutti.

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