Credo fortemente che continueremo ad avere l’edizione stampata del periodico per lungo tempo ancora”. Chi parla – nel corso di una recente intervista a PressGazette – è Nicholas Thompson, CEO del gruppo editoriale del The Atlantic, lo storico mensile americano di attualità, che ha tagliato il traguardo dei 165 anni di attività, forte di 750.000 abbonati. Di questi, 300.000 sono solo per gli accessi digitali, e 450.000 sono abbonati alla stampa e al digitale. “Ai lettori piace il prodotto (fisico)”. Nella prima metà del 2021, The Atlantic aveva una diffusione media del prodotto stampato di 476.000 copie, più di quanto diffondesse nello stesso periodo del 2020 (389.000 copie) e superiore anche alla diffusione del 2019 (426.000 copie). “Il magazine non è così difficile stamparlo e spedirlo alle persone”. Certo, la pubblicità sulle pagine stampate è calata anche per The Atlantic, “ma anche se dovesse scendere a zero, io continuerei a stamparlo”. La ragione? È anche tecnologica. Il vantaggio del prodotto stampato – e dei collegati fatturati da vendita – è che “tu non dipendi da un algoritmo di distribuzione dei grandi social media. La percentuale del traffico verso The Atlantic veicolata da Facebook è calata in modo massiccio lungo gli ultimi cinque anni. Perché? Facebook ha cambiato l’algoritmo per privare di priorità le notizie”. Sul fronte della pubblicità digitale, anche i rapporti con Google non vanno bene. “E’ abbastanza malsano per l’industria delle notizie essere così dipendente dai capricci degli algoritmi di distribuzione su piattaforme specifiche”. Il prodotto stampato, pur nelle attuali difficoltà, garantisce la trasparenza – e l’efficacia dei contenuti – fra editore, lettore e inserzionista molto più di quanto facciano i capricciosi, opachi e variabili, algoritmi digitali.

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