“Se il contenuto non è di buona qualità, se avete rovinato l’organizzazione editoriale, se pubblicate solo due o tre storie locali al giorno…. andrete incontro al fallimento” a prescindere da qualsiasi investimento sia stato fatto. Alan Fisco, Presidente del The Seattle Times, raccontava in questi termini l’esperienza del quotidiano americano in occasione della scorsa edizione del World News Media Congress 2022 di Zaragoza, in Spagna. La testata, che ha vinto 11 Premi Pulitzer e che con uno staff editoriale di 176 giornalisti è il secondo giornale – per dimensioni – della costa ovest degli Stati Uniti, dopo il Los Angeles Times, ha puntato da oltre un decennio sulla qualità dei contenuti, e sui lettori. E il nuovo modello di business, che si è lasciato alle spalle quello ancorato prevalentemente agli annunci pubblicitari, sta ripagando l’editore. Il 70% del fatturato del Seattle Times arriva ormai dalle copie vendute, sia digitali che stampate. Ma il 70% di questo fatturato totale arriva, a sua volta, dal prodotto stampato, che traina la readership. Il giornale ha 130.000 abbonati all’edizione stampata contro circa 82.000 abbonati digitali. L’apporto della pubblicità ai conti economici si ferma ad un modesto 24%, suddiviso fra carta stampata e canali digitali. “Il re è il contenuto” suggerisce l’esperienza della testata americana, soprattutto se accompagnato da una costante ricerca a capire che cosa mantenga il lettore fedele alla testata, e lo spinga a rinnovare il rapporto quotidiano con l’informazione locale.
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