“Siamo stati dei pionieri. Nostro malgrado”. Roberto Savaré, Direttore generale del Cittadino di Lodi, ritorna con il pensiero al 21 febbraio scorso, quando il giornale, primo e unico quotidiano in Italia, annunciava in prima pagina la notizia del primo caso di coronavirus a Codogno. Il giorno dopo, sabato 22, veniva istituita la prima “zona rossa” italiana, in 10 comuni del lodigiano. Tutte le attività si chiudono, comprese le edicole, ed i cittadini sono obbligati a restare in casa. “Da allora è cominciata per noi una nuova avventura. L’abbiamo chiamata Il Cittadino al vostro fianco”. Provare a reinventarsi l’informazione locale, creando pagine speciali e rubriche dove coinvolgere i lettori con ancora più forza rispetto alla tradizione. Si comincia subito, domenica 23 febbraio, con un’edizione straordinaria Il racconto puntuale, e dettagliato, della vita all’epoca del covid, può contare su un giornalista del Cittadino residente, e quindi “confinato”, all’interno della zona rossa. Poi arrivano altre pagine speciale e nuove rubriche. 170 sono stati auguri arrivati per la Festa del Papà, e pubblicati gratuitamente dal giornale; 450 i disegni di bambini inviati, e pubblicati, tutti i giorni, per “raccontare” con l’occhio dei più piccoli la vita durante il covid, nella rubrica Andrà tutto bene. Dal 19 marzo il Cittadino ha lanciato Il Tempo nuovo, una rubrica nata in collaborazione con i Lions Club del territorio, rivolta agli studenti delle scuole superiori. In queste pagine i giovani raccontano come stanno vivendo il momento. Pochi giorni dopo parte Voltiamo pagina. Una rubrica di interviste ed approfondimenti per parlare di cosa ci aspetta nei prossimi mesi. Coronavirus 60 giorni dopo, è l’inserto speciale di 16 pagine dedicate ai primi due mesi della pandemia. Inchieste, notizie, supplementi: da febbraio a metà maggio Il Cittadino ha prodotto oltre 500 pagine dedicate al coronavirus. Uno sforzo formidabile del direttore Lorenzo Rinaldi, della sua redazione e di tutto il personale che, in telelavoro è riuscito a produrre informazione puntuale e di qualità. Il tutto reso possibile anche dal supporto straordinario offerto dal centro stampa del quotidiano, il CSQ di Erbusco (Bs). La pandemia nel lodigiano è stata anche una sfida logistica. Con l’istituzione della prima zona rossa italiana, “avevamo 50.000 persone che non potevano più ricevere il giornale stampato”. In pochi giorni, in collaborazione con la Prefettura di Lodi, i giornali -tutti- sono tornati nelle edicole. L’esperienza ha creato un precedente “nazionale”, grazie al quale i quotidiani sono stati considerati “servizio essenziale”. Per i residenti delle “zone rosse” – impossibilitati agli acquisti – è stato attivato un promo particolare, un abbonamento digitale al prezzo simbolico di 1 euro alla settimana, poi esteso, nel corso dell’emergenza, anche ad altre zone diffusionali. Agli abbonati del prodotto cartaceo che hanno subito disservizi nelle consegne a domicilio delle copie, a causa del blocco dell’ufficio postale, è stata proposta una copia digitale sostitutiva, con sospensione temporanea dell’abbonamento, che non andrà comunque perso. Nelle settimane passate l’editore ha sviluppato, a partire dal prodotto stampato, supplementi multimediali da distribuire sui canali digitali, ed ha partecipato ai bandi europei per la piccola editoria promossi da Google e Facebook.
L’impegno nello sviluppo dei contenuti e nella logistica a servizio del territorio non ha lasciato indifferenti i municipi locali. Il comune di Pieve Fissiraga, rimasto senza edicola, ha avviato un’esperienza pilota, Il Cittadino nei Comuni. Il sindaco, la parrocchia e i volontari ricevono il pacco di giornali e ogni mattina distribuiscono gratuitamente 40 copie (pagate dal comune) alle persone più sole e in difficoltà. Nel municipio di Caselle Lurani, 25 copie sono vendute dalla protezione civile, e 30 acquistate dal Comune e distribuite, sempre gratuitamente, alle persone in difficoltà. Altri contatti sono in corso. “Siamo stati i primi a supportare il peso del covid. L’obiettivo è sempre stato quello di essere al fianco del territorio, delle comunità, delle persone in un momento drammatico per tutti. Se ci guardiamo indietro” – conclude Savarè- “di cose ne abbiamo fatte molte”. E molte altre, siamo sicuri, se ne faranno.