Non è vietato divertirsi lavorando”. È la lezione numero 2, “serietà non seriosa”, impartita dal “maestro” Beppe Severgnini. L’ occasione è la serata organizzata dal Festival delle Xgiornate di Brescia, che ha portato al CSQ di Erbusco il “Diario sentimentale di un giornalista”, messinscena tratta dal volume «Italiani si rimane», di Severgnini.  E al centro del palcoscenico, allestito nel magazzino carta dello stabilimento, trasformato – con sapienti giochi di luci – in uno straordinario studio Hollywoodiano, a riempire la scena è proprio il giornalista italiano. Con lui i ricordi, le riflessioni e le “lezioni” apprese in molti anni di corrispondenze di successo, dalla natia Crema a New York passando per Milano, Londra e decine di altre location internazionali. “Scrivere è come scolpire” racconta Severgnini, accompagnato dalla colonna sonora dei ricordi, brani musicali legati ad altrettanti momenti importanti della vita. “Dai testi bisogna sempre levare, non aggiungere”, proprio come gli scultori con blocchi di marmo. È la lezione della “fatica utile”, tanto più importante per i giovani nell’era digitale, un’epoca dove si richiedono sforzi eroici e si offrono compensi modesti, per tacere delle soddisfazioni. I grandi personaggi, primo fra tutti il maestro Indro Montanelli, che intuì le capacità di Severgnini lanciandolo verso una straordinaria carriera internazionale, si intrecciano sul palcoscenico con riflessioni che vanno al di là del giornalismo. In un gruppo di lavoro “non servono i regolamenti interni, basta una sola norma: non fare mai nulla che ci possa mettere in imbarazzo di fronte ai lettori ed ai colleghi”. Il cambiamento, è la lezione conclusiva, è “inevitabile”: dobbiamo coglierne le opportunità, reinterpretando un po’ anche noi stessi sul palcoscenico della vita.

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